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L’AGENDA DIGITALE nella TV Locale

Ho l’onore di rompere il ghiaccio, di aprire la prima pagina di quel blog che da tempo intendevamo aprire, un blog che parli della Televisione Locale di domani, un blog che abbia la forza di creare stimoli per sperimentare vie innovative, per infondere qualche speranza di un futuro migliore anche per questo settore in crisi profonda, in continuo declino, decisamente più di altri in quanto produce sì contenuti … digitali, ma più per disposizioni di legge che per nuova consapevolezza. La causa è da identificare in una diffusa mentalità ancora troppo analogica. Non abbiamo incontrato molti luoghi di discussione dove confrontarci con i problemi che affliggono le TV Locali, pare che nessuno intenda assumersene la responsabilità. Ma la crisi delle Tv Locali nonè dovuta solo alla crisi economica, ma è il modello di business che è in crisi, la promozione del brand o dei prodotti è sempre meno attratta dagli spot televisivi. Il pubblico si sta allontanando dai palinsesti generalisti e lineari e di conseguenza meno accattivanti e fruibili, e gli editori non hanno idea di come si possa innovare senza mettere a repentaglio quei vantaggi che ritengono di dover mantenere tali senza provare neppure ad affiancarli con nuovi modelli di business. Televendite al lumicino e affitti di canali in esuberanza per un mercato che non vede fornitori di contenuti interessati. Alludiamo alla scarsa competenza del management attuale per quanto riguarda le nuove piattaforme digitali che dovrebbero essere invece complementari, alludiamo alla difficoltà ad abbozzare una nuova strategia e una nuova governance. Ad oggi i pochi tentativi delle TV di integrare nuovi modi di aumentare le revenue  sono falliti e le fonti di reddito rimangono ancorate a quelle che hanno pagato nel passato e qualcosa pagano ancora ma tutti sappiamo che non torneranno mai più ai fasti agognati e ciò impedisce innovazione e competitività, men che meno investimenti per cogliere l’essenza dei nuovi media emergenti.

Innovazione, abbiamo detto, ma per innovare bisogna aver percepito, capito, che il passato è passato e serve qualcosa di nuovo per immaginare un futuro da protagonisti. Innovare significa saper interpretare ciò che sta accadendo nel mondo e saper adattare i nuovi paradigmi economici e sociali nel proprio contesto ed agire di conseguenza. Abbiamo la sensazione che ciò stia accadendo all’interno delle TV Locali?  I tagli lineari a cui stiamo assistendo uniti al blocco degli investimenti, sembrano più il segno di una diversa consapevolezza. Chi sta pensando all’innovazione per ripartire alla ricerca di nuovi spazi di mercato, nuove forme di intermediazione in grado di recuperare risorse aggiuntive?  Dopo che sono stati svenduti e moltiplicati i passaggi degli spot anche sui canali inutili e che non guarda nessuno, dopo i licenziamenti e i tagli alle collaborazioni esterne ci domandiamo a cosa stiano pensando i nostri editori televisivi, quali siano i loro disegni per cambiare la rotta se non si percepisce la rivoluzione che Internet sta imponendo all’economia in genere. Restare immobili è deleterio. Non vediamo accrescere competenze digitali nelle Televisioni Locali, mentre continuiamo a vedere Internet considerato come nemico e competitor, al massimo si fa lo streaming del program come se questo dovesse portare nuovi clienti e nuovi fatturati. Illusioni.  Sicuramente c’è grande attesa perché qualcuno accenda la “lampadina” per tutti, che arrivi il salvatore della patria, per ora ci si accontenta della “provvidenza ripristinata” e poi? Tutti a sperare di poter copiare, a comprare l’hardware e il software (le APP di Apple o Google?) come ieri si compravano telecamere o server? Ammesso che ciò possa avvenire cosa permetterà alla vecchie TV di vincere su chi invece sa muoversi sul web perché ci è nato ed è cresciuto credendo nel socialnetworking, nella forza della rete, nel dialogo e nell’interazione con l’utente, capace di ascoltarlo e non solo di imporgli quello che pensiamo possa piacergli. Paradossalmente sono aumentate le ore che si passa davanti alla TV, ma contemporaneamente l’offerta si è moltiplicata e frantumata in mille rivoli, la guerra delle major è spietata e vinceranno i grandi, chi domina la rete e l’informazione in TV (e sui giornali) sta perdendo il proprio pubblico e la pubblicità si allontana anche perché le nuove strategie di comunicazione non puntano più tanto, se non in casi rari (da canale nazionale), sulla massa passiva. Il marketing sta cambiando pelle e le TV Locali che peraltro avevano vissuto spesso su posizioni dominanti e quindi senza neppure preoccuparsi di conoscere il proprio pubblico ora sono in grave difficoltà.

Assistiamo quindi ad un immobilismo ed una attesa drammatica senza scorgere segni di strategie alternative, come se lo stato dovesse correre al capezzale delle TV Locali per salvaguardare tutti quei i posti di lavoro di chi purtroppo non riesce più ad essere remunerativo. Anche i giornalisti hanno le loro belle responsabilità, da sempre hanno avuto un grande potere ma ben poco hanno fatto per la propria crescita professionale in ambito digitale. Si potrebbe dire che stiamo assistendo alla estinzione di una specie che per troppo tempo ha vissuto sugli allori e non si è preoccupata di pensare al proprio futuro. Ci si deve domandare se i finanziamenti dello stato sono stati un danno per le televisioni stesse quando non sono serviti ai decisori per tracciare nuove vie, come pure se la cassa integrazione di cui si sta facendo grande uso e che grava sulla società  serva a molto se non è accompagnata da azioni rivolte ad una formazione e alla crescita di competenze digitali per tutti gli operatori. Se devono essere messi a disposizione aiuti non dovrebbero essere dati a pioggia in funzione di vecchi e presunti investimenti, ma eventualmente essere dati a coloro che si saranno dimostrati in grado di attuare e sperimentare nuovi modelli di business sostenibili. Attenzione, siamo certi comunque che la televisione  non morirà per tanti anni ancora, ma sarà sempre di più occupata da coloro che la sapranno reinventare, la forbice continuerà a stringersi ed i posti di lavoro qualificati e qualificanti (secondo i vecchi schemi) diminuiranno sempre più. Che fare? Intanto cominciamo a provocare una discussione, fra addetti ai lavori, fra giornalisti e tecnici, magari anche provocando manager ed editori, gente che si sta rendendo conto di fare una televisione “per vecchi” e sempre di più per emarginati da una società “smart”, giovane, interessante e attiva, partecipativa. Eppure il territorio è una risorsa incommensurabile e va raccontato e valorizzato ma non con sequele di conferenze stampa, di interviste e salamelecchi ai politici di turno.…, basta promozioni chilometriche svendute e imbonitori (ma non erano vietati?), o  non vi guarderà più nessuno. Lo sport (il calcio almeno) tira ancora, ma ci vorrebbe una partita al giorno della massima serie in cui milita la squadra locale. E la cultura? Purtroppo sappiamo che ai pubblicitari non interessa, interessa poco ai loro clienti, ma l’impoverimento dei palinsesti è palese. Già, la crisi per giunta sta negando alla cultura vera quella disponibilità e l’attenzione dei politici stessi, ma forse la cultura è proprio uno di quei settori che andrebbero proprio rivalutati, non pensate?

Mi sto probabilmente attirando mille improperi, ma il nostro ruolo di sostenitori di una cultura digitale appropriata al contesto odierno, indispensabile per affrontare qualsiasi progetto di innovazione ci impone di sollecitare delle riflessioni, anche andando controcorrente perché sia i media dedicati al settore che i fornitori di soluzioni se ne guardano bene dal criticare l’arretratezza dello stesso broadcasting. Quanto mi piacerebbe sapere che in qualche TV Locale viene annunciato un nuovo PIANO EDITORIALE DIGITALE, un progetto che cerchi di analizzare il da farsi di fronte alla rivoluzione di Internet che sta mettendo a soqquadro  soprattutto la piccola emittente territoriale.  Un piano che coinvolga l’intera struttura, che non piova dall’alto, che definisca una AGENDA DIGITALE interna. C’è arrivato (o meglio ci sta arrivando, forse) anche il governo, a quando un piano in ogni TV? Se qualcuno ha notizie di iniziative del genere è pregato di condividere tali informazioni.

Anche prendere coscienza sentendo gli operatori stessi che le competenze e la cultura digitale scarseggiano nelle nostre TV significherebbe un grande passo avanti. Ho rotto il ghiaccio, spero che qualcuno contribuisca ad una serena discussione.

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