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GLOCAL

Think Globally and Act Locally, pensare globale e agire locale. Piccolo è ancora bello? Probabilmente lo sarà ancor di più in futuro ma a condizione che sia connesso: potremmo dire che anche una televisione piccola e locale avrà un futuro se aperta e connessa. Stiamo parlando di un altro paradigma dell’era digitale applicato alla strategia di una qualsiasi nostra emittente sul territorio.

La globalizzazione esplosa in concomitanza allo svilupparsi delle tecnologie della rete, con spazi (distanze) e tempi azzerati proprio grazie ad Internet, con la possibilità di conoscere e contattare in ogni parte del mondo fornitori in grado di realizzare prodotti e fornire servizi sempre più competitivi sta condizionando pesantemente la nostra società, nel bene quanto nel male.

Si perde e si vince forse con regole nuove (non sono più i mezzi di produzione e di distribuzione gli asset determinanti), cambiano le regole e vengono messe in discussione le posizioni di vantaggio acquisite nel tempo. Cambiano i paradigmi, crollano imperi che parevano solidi e nascono nuovi colossi in pochi anni, i cosidetti OTT (Over The Top, Google, Netflix, Facebook etc.), chi crede di poter erigere delle barriere a protezione del proprio vantaggio acquisito rischia di perdere e restare al palo. Certo la politica dovrà intervenire per evitare TRUST pericolosi, evitare l’aumento di diseguaglianze capaci di minare la libertà ed il bene collettivo ma l’innovazione ed il risultato ottenuto grazie alla tecnologia non li si ferma.

Anche la crisi economica e l’immigrazione sono  frutto della globalizzazione, che altro non è che il risultato di una diffusa capacità di connessione fra spazi e tempi ieri impensabili capaci di stravolgere l’esistente. Il sistema sta rendendosi conto che non si può continuare a sfruttare le risorse del pianeta per crescere a prescindere perché c’è un limite e quindi ci si deve affrettare per ridisegnare un modello di crescita che tenga conto dei beni comuni, del vicino e di quello meno vicino e meno fortunato che cerca riparo, di un freno ai guasti che la crescita spasmodica procura, soprattutto se il sistema stesso ha mostrato limiti e rischio di implosione a meno di rimescolare le carte ricorrendo al sopruso e alla violenza ponendo fine alla pace, almeno dell’occidente.
Ormai si è parte di un mondo totalmente interconnesso (basta il battito d’ali di una farfalla …), si pensava di acquistare a Km zero per aumentare la qualità riducendo le intermediazioni ma si acquista anche a migliaia di Km di distanza spendendo molto meno.

Certo la globalizzazione e le “nuove” diseguaglianze e ingiustizie venutesi a creare andranno valutate con “nuove” competenze, con nuovi riassetti, anche fra stati e governi, ma nulla sarà più come prima ed il pericolo maggiore è quello di rifiutare l’innovazione per proteggere vantaggi preesistenti. Ricordiamo che spazio e tempi sono virtuali per tutti.

La migliore  risposta possibile a questa crisi deve comunque partire dal territorio, dal Locale, dalla possibilità di ricostruire un ecosistema sostenibile per la sua valorizzazione e per mantenere traccia e memoria delle sue eccellenze, dove le sinergie abbiano ancora un senso, dove si conosce la realtà di cui si intende promuovere come eccellenza e diversità dalle peculiarità singolari. E chi più di un media consapevole di un suo nuovo ruolo (tutto da reinventare) può aiutare e diventare riferimento e soggetto di questa  evoluzione? La Televisione proprio perché veicola immagini in movimento, proprio perché occupa ancora uno spazio privilegiato (ma si deve svegliare) può diventare attore primario di questo cambiamento, assumere ancora un ruolo di formatore dei cittadini perché siano in grado di interpretare quanto sta succedendo. La televisione non può più continuare a bruciare se stessa nell’etere, produrre in modalità lineare per una fruizione in diretta di una notizia che diminuirà sempre più di valore (oggi ci si vuole informare in tempo reale, gratuitamente utilizzando Internet) ma si dovrà produrre una piattaforma di facilitazione per la ricerca delle stesse e per l’approfondimento tenendo conto dell’overloading e del contesto territoriale, fornire conoscenze e competenze, servizi che altri non sono in grado di offrire. Ci si aspetta ancora molto dalla capacità della televisione di raccontare storie capaci di interessare un pubblico, la fruizione passiva non esaurirà mai la sua componente di attrazione, ma forse la televisione locale rischia ( o necessita?) di pagare un caro prezzo  senza una strategia diventare realmente digitale. Il che vorrebbe dire smettere di porsi come l’alternativa al WEB, ma deve convincersi di avere il WEB come ecosistema in cui evolvere e non come nemico da contrastare o snobbare.